Un anno fa, dopo oltre 17 anni passati sul labile confine tra vita e morte, Eluana Englaro se n’è andata per sempre. Il suo corpo, almeno, perché secondo suo padre (e, secondo quanto appurato nei molti ricorsi giudiziari, secondo quanto da lei affermato prima dell’incidente e del coma), Eluana era già morta, di fatto, 17 anni prima. Oggi, a un anno di distanza, ci troviamo a celebrare la prima giornata dedicata alle persone in Stato Vegetativo Permanente, come voluto dal Governo.
“Ogni giorno i medici sono posti di fronte a scelte drammatiche quando per un paziente non c’è più una ragionevole speranza di recuperare l’integrità intellettiva ed una vita indipendente dalle apparecchiature e dalle terapie che la sostengono. La tecnologia attuale è in grado di mantenere in vita malati permettendo di prolungare artificialmente la vita di una persona che ha perso ogni risorsa e tutto questo rende sempre più drammatico il problema dell’interruzione volontaria delle terapie al fine di evitare l’accanimento terapeutico. Di qui l’esigenza di formare medici e cittadini e dotare la società di strumenti di decisione, come il testamento biologico.” Così è scritto nella presentazione del Disegno di Legge depositato in Senato da Ignazio Marino ed altri parlamentari PD. Come giovani cittadini democratici, siamo convinti della necessità di una regolamentazione di una materia così delicata: ognuno di noi può avere una diversa concezione del limite di utilità delle cure sanitarie, di quale dovrebbe essere il suo percorso di fine-vita. Crediamo che vada tutelata la centralità della scelta individuale: non costringere alle cure, e ovviamente nemmeno a rinunciare ad esse, e far sì che queste dichiarazioni possano essere valide e vincolanti anche nel caso in cui una individuo non sia più cosciente e non possa rivendicare in prima persona le sue volontà. Tutelare la serenità delle convinzioni personali, ponendo ovviamente delle garanzie adeguate. Prima di tutto, la nomina di un fiduciario: quel soggetto, cioè, che in vece del paziente in stato di incoscienza dovrà prestare o rifiutare il consenso alle cure tenendo conto della volontà, dei valori e delle convinzioni dell’interessato. Poi, la possibilità di ricorrere ai Comitati Etici delle strutture ospedaliere nelle situazioni più complesse in cui non si trovi un accordo tra medico, fiduciario ed altri soggetti eventualmente coinvolti –coniugi,conviventi, figli…).
Una battaglia civile, una battaglia sempre più urgente e irrinunciabile. Poter essere pienamente liberi cittadini, per noi, passa anche da qui, dalla possibilità di autodeterminarsi. E, proprio perché su un tema così legato all’etica personale non si può essere tutti d’accordo, dal garantire a ciascuno la possibilità di scegliere.