Il 25 ottobre 2010, ad un anno dalla sua elezione come segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani sceglie di passare il pomeriggio a confronto con 150 Giovani Democratici venuti a Roma, presso il Teatro Adriano, da ogni regione d’Italia.
La scelta è già di per sé fortemente significativa e segna una svolta molto netta poiché pone finalmente al centro della riflessione politica il problema delle prospettive delle nuove generazioni. I Giovani Democratici hanno così la propria occasione per confrontarsi direttamente con il segretario del proprio partito, ponendogli numerose domande e soprattutto presentando delle proposte concrete su retribuzione degli stage, riforma delle professioni e accesso alla casa per i giovani.
Non ci sono slogan e non si parla di una volgare rottamazione. Si parla di un rinnovamento intelligente all’interno del Partito, volto a premiare il merito di quei numerosi giovani che, pur lontano dai riflettori e dal clamore dei media, sono riusciti a mostrare il proprio valore non soltanto a parole. Intervengono ragazzi che, seppur giovanissimi, sono già segretari di circoli comunali e provinciali del Pd, in alcuni casi sono sindaci, in altri ricoprono incarichi di notevole importanza all’interno delle segreterie provinciali e regionali. Bersani elogia l’operato di questi ragazzi e di tutti i Giovani Democratici che quotidianamente agiscono nei propri territori e riconosce in maniera perentoria l’importanza di quest’organizzazione giovanile all’interno del Partito.
“C'è l'urgenza di consegnare questo partito ai nativi del PD, afferma il segretario. Noi non avremo compiutamente il Partito Democratico finché questo non sarà in mano a loro. Così potrà venir fuori quel pensiero nuovo che vogliamo che sia la base del grande partito del secolo dei riformisti italiani.” Parole chiare che non lasciano alcun margine di fraintendimento ma che allo stesso tempo necessitano di essere seguite da scelte politiche concrete.
Oltre al tema delle nuove generazioni, e dunque legato a questo si parla di riforma dell’università, di lavoro, di riforma sugli affitti per facilitare l’accesso alla casa per i giovani, gli argomenti posti al centro di questo incontro tra Bersani e i Giovani Democratici sono essenzialmente altri due: il ruolo delle donne all’interno del Partito Democratico e nella società in generale e l’impegno a favore della legalità.
Non ha senso pensare che “ci abbiamo preso solo noi ed hanno sbagliato la Norvegia, l’Olanda, l’Inghilterra e tutti quei Paesi che si danno norme o codici per determinare la maggior presenza della componente femminile in ogni ambito della nostra società”. Il Pd non può sperare di diventare il più grande partito progressista d’Italia se non deciderà di impegnarsi concretamente a favore delle donne.
E lo stesso si dica quando si parla di legalità. Lotta contro le mafie, contro la corruzione, introduzione di sistemi di valutazione e di monitoraggio in ogni ambito, impegno per limitare l’intermediazione della pubblica amministrazione quando non necessaria: non basta parlare di legalità per risolvere i problemi, bisogna intervenire con norme ben precise.
Utilizzando una metafora dello stesso Bersani, dunque, si può dire che “dobbiamo riuscire a portare un po’ di cielo in terra”: i nostri valori e i nostri ideali devono necessariamente rappresentare il punto di partenza ma da soli non possono trasformarsi in realtà, resterebbero solo una favola. Quando si parla di nuove generazioni, di legalità, di ruolo delle donne, i sogni da soli non sono sufficienti.
“Il Partito Democratico ha bisogno di avere un sogno con le gambe”, conclude il segretario.
La speranza che un po’ tutti nutriamo in questo momento è che queste gambe siano quelle dei giovani, che già da tempo si allenano ma che ora sperano di poter correre sul serio.
Reportage di Irene Zappalà.