Tre giorni per “parlare della nostra generazione”. Per confrontarci con i nostri colleghi e coetanei europei, e non solo, su alcune delle tematiche che più affliggono la società contemporanea ed in particolare il mondo giovanile: il precariato, il diritto allo studio, al lavoro e la pensione, la protezione e l’inclusione sociali. Si è tenuta dal 15 al 17 ottobre presso il centro congressi di Palazzo Rospigliosi a Roma la “Conferenza Internazionale su lavoro e occupazione per i giovani in Europa”, organizzata da Ecosy (European Community of Socialist Youth), PD, GD, dal gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, da Italiani Europei e dalla Fondazione di Studi Progressisti Europei (FEPS).
Una tre giorni intensa, in cui la delegazione lombarda presente ha approfittato non solo per “parlare della nostra generazione”, ma anche e soprattutto per parlare “alla” nostra generazione. Tanti i momenti di confronto soprattutto con i delegati provenienti dall’estero (oltre ai rappresentati dell’Unione Europea è giunta nella capitale anche una delegazione dei Giovani Democratici degli Stati Uniti), interessanti proprio perché focalizzate su un problema comune, la disoccupazione e il lavoro precario, affrontato in contesti e basi di partenza talvolta molto diversi. Che però colpisce indistintamente tutti i Paesi, dentro e fuori l’UE: attualmente sono più di cinque milioni i giovani senza lavoro in Europa. Urgono delle soluzioni concrete, attuate e coordinate a livello comunitario. Concordi nell’affermarlo tutti gli ospiti e relatori di livello internazionale presenti alla conferenza: da Philip Cordery a Maria Joao Rodrigues, da Cesare Damiano a Massimo D’Alema e Zita Gurmai, ognuno ha illustrato le proposte per affrontare la crisi occupazionale. Tra queste anche la creazione di una tassa sulle transazioni finanziarie, la cui necessità è stata sottolineata in più occasioni e grazie alla quale verrebbero recuperati molti fondi da investire nella spesa sociale.
Come torniamo? Preoccupati, perché nonostante il Governo cerchi di nascondere la crisi (“Tremonti dice che i dati sono ansiogeni e non li vuole analizzare – commenta D’Alema – Ecco. Si faccia venire un po’ di ansia, magari può esserci utile) i numeri parlano chiaro. Ma torniamo anche consapevoli che i primi a dover e poter cambiare la situazione siamo noi, e che non siamo certo soli: abbiamo conosciuto tanti ragazze e ragazzi europei con i nostri stessi problemi e ideali. È con loro che dobbiamo lavorare e lottare per i diritti nostri e delle generazioni future, perché l’Europa non è parte del problema ma parte della soluzione, e perché “invecchiare inizia quando si smette di sognare” (G. Pittella) e “if you want another future, you need to figh” (M.J. Rodrigues).
Ps: Speciale menzione per “Génération précaire”, associazione nata in Francia nel 2005 e che lotta per la remunerazione degli stage. Abbiamo passato molto tempo con le sue due rappresentanti giunte a Roma e abbiamo posto le basi per la creazione di un network europeo contro lo sfruttamento dei tirocinanti: loro hanno ottenuto una paga minima in Francia, chissà che riusciremo a farlo anche in Italia?