mercoledì 27 aprile 2011

Gli immigrati fanno male all'Italia. Davvero?


La ricerca della democrazia nei paesi nordafricani e la conseguente migrazione di molte persone ha rimesso in primo piano uno dei temi più scottanti che fa molto discutere l'opinione pubblica: i pro e i contro di quest'ultimo fenomeno. Come giovani progressisti riteniamo che sia fondamentale ricordare ancora una volta i benefici dell'immigrazione che come molti studi economici e sociologici hanno dimostrato porta benessere alla società che l'accetta. Eccoli:
  1. I critici affermano che gli immigrati rubano lavori, abbassano gli stipendi e fanno crescere le tasse per i servizi sociali che chiedono. Ciò che essi non capiscono è che gli immigrati prendono lavori che gli abitanti del paese ospite non vogliono. Prendendo questi mestieri, essi riducono il carico su produttori e consumatori producendo quindi vantaggi per il benessere economico. E' vero che i migranti riducono i salari, ma questa riduzione di costi viene poi trasmessa sui consumatori del paese ospite (prodotti meno costosi).
  2. Il mondo è sempre più piccolo, con culture che si toccano sempre di più grazie alla globalizzazione. L'immigrazione crea diversità di prodotti, fattore di cui noi tutti beneficiamo (chi non è andato ad un ristorante cinese o a mangiare un kebab?).
  3. Il numero di lavoratori che andranno in pensione aumenterà drasticamente nei prossimi anni provocando costi sempre maggiori per la spesa pubblica, già oggi molto onerosa come dimostra l'ultima crisi. Gli immigrati, per la loro giovane età e per i loro figli, diminuiscono di molto questo fenomeno.
  4. Gli immigrati normalmente arrivano per le loro capacità lavorative, di cui il paese ospite è scarso. Questo porta numerosi vantaggi. Se per esempio c'è una scarsità di dottori, l'arrivo di dottori immigrati porta ad una crescita nel settore sanitario di cure e guarigioni. Sebbene oggi gli immigrati abbiano capacità lavorative tipiche dei mestieri manuali, in futuro quest'eventualità non può essere esclusa: già oggi, infatti, a molti di loro la qualifica ottenuta nel paese d’origine non viene riconosciuta, e con lo sviluppo dei paesi emergenti presto arriverà anche questo catch-up.
L'immigrazione ha certo i suoi svantaggi nel breve periodo: povertà inizialmente più diffusa, crescita del crimine, salari dei lavori “unskilled” più bassi, costi dell'educazione e così via. Ma, come dimostra l'esempio degli Stati Uniti e di molti altri paesi, nel lungo termine i vantaggi superano abbondantemente gli svantaggi.