I GD Lombardia commentano le nuove direttive in materia di formazione e lavoro per i giovani, lanciate e presentate questa dal Governo, specialmente dal Ministero della Gioventù, del Welfare e dell’Istruzione (Meloni, Sacconi e Gelmini). Le iniziative contengono elementi interessanti, ma scaricano tutta sui giovani la responsabilità di inserirsi in un mercato in Italia storicamente bloccato.
Spiega Marco Olivetti, responsabile Lavoro dei GD Lombardia: "Il monitoraggio trimestrale della domanda di lavoro, infatti, se usato a dovere potrebbe far diminuire la disoccupazione strutturale che in Italia è particolarmente alta per il mancato incontro tra offerta e domanda.
Ma, a parte questa iniziativa, per il resto il tentativo di far coincidere le richieste delle aziende con le capacità dei lavoratori viene fatta pesare tutti su questi ultimi: devono essere gli studenti ad adeguarsi alla domanda creatasi nel mercato. Questo potrebbe anche essere giusto se il mercato funzionasse a dovere, ma in Italia questo non è possibile. Prima di tutto, se uno studente neolaureato volesse far fruttare un’idea creando una propria start-up, per la lentezza della burocrazia, per l’enorme mole di tasse e anche per il conservatorismo del nostro sistema bancario rinuncerebbe subito. Secondo, anche tra le aziende esistenti, le regole della concorrenza non vengono sempre seguite: questo fa sì che un ricambio non ci sia e quindi si arriva all’immobilismo il quale a sua volta porta un’ingessatura del mercato del lavoro”
Spiega Marco Olivetti, responsabile Lavoro dei GD Lombardia: "Il monitoraggio trimestrale della domanda di lavoro, infatti, se usato a dovere potrebbe far diminuire la disoccupazione strutturale che in Italia è particolarmente alta per il mancato incontro tra offerta e domanda.
Ma, a parte questa iniziativa, per il resto il tentativo di far coincidere le richieste delle aziende con le capacità dei lavoratori viene fatta pesare tutti su questi ultimi: devono essere gli studenti ad adeguarsi alla domanda creatasi nel mercato. Questo potrebbe anche essere giusto se il mercato funzionasse a dovere, ma in Italia questo non è possibile. Prima di tutto, se uno studente neolaureato volesse far fruttare un’idea creando una propria start-up, per la lentezza della burocrazia, per l’enorme mole di tasse e anche per il conservatorismo del nostro sistema bancario rinuncerebbe subito. Secondo, anche tra le aziende esistenti, le regole della concorrenza non vengono sempre seguite: questo fa sì che un ricambio non ci sia e quindi si arriva all’immobilismo il quale a sua volta porta un’ingessatura del mercato del lavoro”