Siamo una generazione nata politicamente con il Partito
Democratico.
Siamo quelli che oggi, insieme a tanti militanti, fanno
vivere il Partito Democratico; quel progetto di Partito Democratico in cui
abbiamo sempre creduto e in cui crediamo oggi.
Usciamo da questi giorni sgomenti e delusi di fronte ai
troppi errori della nostra classe dirigente. Non abbiamo condiviso il metodo
con cui sono state affrontate decisioni fondamentali, non tanto per il PD,
quanto per il Paese. Di questi errori Bersani si è assunto la responsabilità e
le sue dimissioni aprono la strada ad un cambio di passo.
Il nostro essere democratici, il nostro dirci Partito
Democratico, ci fa convincere che la vita del Partito non dipende dalla vita
politica dei suoi dirigenti. Noi il Partito lo teniamo vivo tutti i giorni
nelle nostre città, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. Da
qui ripartiamo per spingere il PD a discutere fino in fondo dei temi sociali e
delle possibili soluzioni ai problemi che attraversano l’Italia e l’Europa, per
poi darsi una carta di identità chiara e riconoscibile. È su questo che
dobbiamo generare un Partito che è ancora in fase embrionale e non sulle
divisioni personalistiche.
Solo così potremo cambiare passo. Solo così permetteremo
che il PD sia unito, nonostante “dall’alto”, troppo spesso in questi giorni,
vengano minacciate scissioni e ripensamenti.
Il nostro essere giovani non ci dà di per sé il diritto di
pretendere qualcosa, ma l’essere generazione PD ci fa sentire il dovere di
essere protagonisti di questo cambiamento. Non ci tireremo indietro di fronte
alla necessità di cambiare classe dirigente, anzi, lavoreremo ancora con più
forza per dire basta a logiche malate e a tatticismi inconcludenti.
Noi ci siamo, con i nostri progetti e la nostra voglia di
continuare a coinvolgere la nostra generazione. Perché il progetto del Partito
Democratico è troppo importante per essere distrutto in pochi giorni. Perché la Politica è una cosa seria
e noi vogliamo dimostrarlo.