Un vizio
del dibattito politico di questi anni è quello di attribuire, a
chiunque sollevi obiezioni a una qualsiasi delle varie proposte di riforma
apparse negli ultimi tempi, volontà conservatrici che finiscono per
difendere il vecchio sistema non funzionante. In questo modo il dibattito si
banalizza come uno scontro tra la schiera dei nuovi coraggiosi innovatori e
quella dei vecchi che non capiscono che il mondo è
cambiato. Un approccio così mortifica la discussione e
non permette di andare a fondo delle questioni.
Con la
speranza che ci si liberi presto da questo modo di affrontare le cose, veniamo
al dunque.
Innanzitutto,
dovere di una forza di sinistra è quello di rimuovere le
disuguaglianze e di estendere i diritti. A tal proposito nel sistema
scolastico, c'è chi dice "non c'è merito senza equità", e chi "non c'è equità senza merito". Quale
delle due visioni permette una vera riforma del nostro sistema formativo?
La "valutazione del merito" nella
scuola secondaria è un controsenso, perché parliamo di un sistema che ha come obiettivo l'inclusione,
non la selezione; e purtroppo la dispersione scolastica è una piaga ancora molto presente nella nostra società, e la selezione all'ingresso dovuta alle condizioni di
partenza del singolo rende problematica ogni discussione inerente al merito
negli istituti superiori.
Per
quanto riguarda l'università, un percorso di studi non
obbligatorio, valorizzare l'eccellenza ha senso e importanza. Merito
innanzitutto è un concetto diverso da
"meritocrazia", altra parola abusata in questi anni per celare
un'ideologia classista; ma dal momento in cui il punto di partenza degli
studenti non è lo stesso, diventa molto
difficile premiare i migliori, perché non si riesce a capire bene
chi siano, o chi potrebbero essere.
Rimuovere
le disuguaglianze, estendere i diritti, è la condizione preliminare per
poter parlare di merito. Sappiamo che spesso quando si discute di
"meritocrazia" e "premiare il merito" ci si immagina la
figura dello studente che, da condizioni svantaggiate, grazie alla sua tenacia
e alla sua determinazione, raggiunge grandi risultati, da premiare appunto; ma
purtroppo, a questa figura eccezionale, nella realtà si sostituiscono le ben più
vaste schiere di quelli che ad un certo punto devono mollare, di quelli che ci
mettono tanti anni perché lavorano e studiano, di
quelli insomma che con tutta la tenacia e determinazione non possono comunque
compensare le condizioni svantaggiate iniziali: il reddito familiare, le scuole
che la loro famiglia gli ha potuto permettere di frequentare, la possibilità di scegliere se dedicarsi a tempo pieno o quasi al
percorso di studio. Così purtroppo il merito premiato
finisce per essere una fotografia delle disuguaglianze preesistenti.
Rimuovere
le disuguaglianze, estendere i diritti: i dati ci dicono anche che i livelli di
eccellenza vengono raggiunti più nei paesi dove i sistemi
scolastici sono davvero inclusivi, non il contrario; e i paesi che stanno
peggio di noi dal punto di vista qualitativo hanno livelli di dispersione
scolastica più alti. Per chi vuole realmente
premiare il merito, abbattere le disuguaglianze deve essere la priorità: rovesciare questo binomio purtroppo non funziona bene
allo stesso modo.
Vogliamo
pertanto un merito inclusivo, risultato finale di un sistema che cresce
insieme, e non successo individuale di una competizione di singoli in fuga da
un gruppo rimasto indietro. Una uguaglianza non al ribasso con denominatore la
mediocrità, ma uno sforzo collettivo in
cui accanto al successo di chi arriva primo si tenga conto dello sforzo del
centesimo che recupera posizioni, perché a tutti sia data la
possibilità di migliorare, e si tenga
contro di tutti i miglioramenti. Un sistema che cresce, cresce insieme. Per
questo vogliamo che aumentino i fondi per il diritto allo studio, che la borsa
venga corrisposta a tutti quelli che ne hanno diritto e che venga estesa; che
si incentivi la mobilità studentesca, che si crei il
DSU anche per il ceto medio in sofferenza e oggi completamente scoperto da
tutele, che si punti a percorsi scolastici personalizzabili e alla formazione
di eccellenze che possano migliorare tutta la società.
Sono
queste le priorità che identifichiamo per una
scuola inclusiva per una società coesa e solidale che riesca sì a produrre eccellenze, ma più
numerose e i cui benefici ricadano su tutti.
Pietro Virtuani
Esecutivo Nazionale R.U.N.